L’arte dell’attesa

Troppe emozioni, un cuore che scoppia. Finalmente, premo il tasto “REC”. Ogni sillaba che canto è un frammento di vita, figlio di una poesia e di un ricordo indelebile. Poi le mie dita scivolano frenetiche tra i synth. Non quello. Nemmeno questo. Come un cacciatore che riconosce la sua preda, lo trovo – quel suono esatto che avevo in testa e che rappresenta un sentimento, un’idea, un’immagine.

Mi avvento sulla chitarra, affamata di quel particolare arpeggio che dipingerà il paesaggio sonoro con i colori più selvaggi. E quando impugno il basso, l’intera struttura della canzone si capovolge, rivelando una prospettiva completamente nuova. La batteria l’avevo già pensata un’ora fa e ora le mie mani diventano ritmo, sempre più completo, un colpo dopo l’altro.

Il tempo si dissolve. Potrebbero essere passate due ore o forse cinque – ho fatto qualche sacrificio e ho chiesto al mondo di aspettare fuori dalla porta, per potermi abbandonare completamente. E’ pura gioia, un’esperienza che potrei definire mistica, indescrivibile. Ora la mia anima è liberata.

Comporre una canzone non è una scelta. Comporre è un bisogno.

Questo è il rituale che mi ha accompagnata negli ultimi anni, nei momenti ricavati con gioia e fatica tra i mille impegni. Dal 2023, questa immersione nella gestazione musicale è stata l’alcova di nuove prospettive e nuovi significati. Ho protetto questo processo tenendolo deliberatamente lontano dai riflettori social, condividendo solo rari frammenti, di tanto in tanto.

Certo, il mondo ha continuato a vedermi attiva “in superficie” – anni intensi di performance, progetti e crescita personale che ho condiviso con voi. Ma ricordiamoci che i social sono, se va bene, solo un 1% della nostra realtà, così complessa e profonda, un mondo diverso per ciascuno di noi. In un’epoca ossessionata dall’istantaneo, dove ogni pensiero deve essere immediatamente condiviso e consumato, ho scelto la via del silenzio. Ho abbracciato l’intimità del processo creativo, onorando la sua naturale lentezza – un atto quasi sovversivo nel frenetico 2025, dove tutto dev’essere immediato, visibile, quantificabile.

Ora percepisco che i tempi stanno maturando, come frutti che contengono in sé il giusto numero di stagioni. Presto inizierò a svelarvi il viaggio artistico che ho intrapreso. Nel frattempo, posso anticiparvi che l’estate sarà un caleidoscopio di eventi molto, molto intrigante. Sono in arrivo parecchie esibizioni estive con le band, i progetti e le collaborazioni in corso… ma anche qui ci saranno delle interessanti e indedite novità. Nelle prossime settimane arriveranno i primi annunci ufficiali.

Vi lascio con una poesia.

L’acqua vive
di nuovo.
Il ventre di torba
dà colpi di bacino.
Serpentini,
voluttuosi,
muovono
la terra-tamburo
dai fianchi possenti.
Affidandole i miei sassi
mi accorgo
di foreste mai viste,
di animali multicolori,
di parole nuove gorgoglianti.
Ho fede che tutti
impareranno a camminare,
come il fiume che scorre
anche se io non lo guardo.

Siamo indispensabili
solo a noi stessi.

Osservando la fontana piena di Piazza Primo Maggio – La pelle che navigo

A presto,
Cristina

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1 commento su “L’arte dell’attesa”

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